Ed è quello che - fatte le debite proporzioni - è capitato anche a me.
Le
lettere di Mons. Monterisi al Ten.Col. Herbert Robertson, governatore
della provincia di Salerno, al Maresciallo Badoglio ed al
Comando Alleato testimoniano un'eccezionale
forza d'animo ed un'assoluta trasparenza evangelica. "Sia il vostro
parlare: sì, sì; no,no!"
A me - già militare di carriera - quelle lettere sono sembrate straordinarie per l'essenzialità, la
schiettezza ed, a tratti, anche per la durezza di talune espressioni
usate nei riguardi di altissime cariche militari ed istituzionali.
Un
linguaggio secco, asciutto e senza fronzoli, privo di ammiccamenti o
blandizie diplomatiche. Uno stile in cui emergono nettamente chiarezza e
assoluta mancanza di toni felpati.
Figure indomite come quella dell'allora Arcivescovo di Salerno, originario della vicina Barletta, oggi non se ne vedono più.
Ed
è certamente anche per
questo che un potere arrogante e protervo, libero da freni inibitori e
senza argini morali , dilaga ormai da tempo nel nostro Paese.
Ecco,
in corsivo, il testo delle coraggiose missive intese a bloccare i
ripetuti tentativi di requisizione del Seminario Regionale prima da
parte del Comando Alleato e poi da parte del governo, il quale intendeva
sistemare i vari ministeri dopo che Salerno era divenuta capitale della
zona liberata:
- al Ten .Col. Herbert Robertson in data 5 dicembre 1943: "Il
Seminario Pontificio è già da alcuni giorni in piena attività e gli
alunni di liceo e teologia sono già quasi tutti rientrati, altri ancora
per rientrare. Essi provengono da ben 36 diocesi [...]. Requisire il
Seminario Pontificio significa colpire di disagio irreparabile tutte
codeste Regioni Ecclesiastiche [...]. Devo inoltre ricordare che la S.
Sede ha affidato al Governo Inglese la tutela degli interessi religiosi
delle Regioni dell'Italia Meridionale. Ora nessun interesse è più vitale
per la Chiesa di quello dei Seminari... ";
- alle insistenze del Maresciallo Badoglio, Capo del Governo di Sua
Maestà il Re, Monterisi l'8 dicembre 1943 scriveva in maniera non meno
decisa: "Volete requisire il Pontificio Seminario Regionale di
Salerno. Mi permetto di sottoporvi le seguenti mie osservazioni: Vi
accludo l'annuario a stampa di detto Seminario per lo scorso anno
scolastico, donde risulta che è Istituto unico di studi ecclesiastici
della vasta zona tirrenica che va dal Golfo di Gaeta al Golfo di
Taranto. Requisire tale Seminario vuol dire disorganizzare la vita
religiosa per parecchi anni in tanta vasta zona italiana. Mancherà la
successione sacerdotale; mancherà l'assistenza al popolo, mentre è in
atto l'assalto comunista a queste popolazioni irritate, sacrificate,
affamate dalla disastrosa guerra che ancora continua. Se togliete il
puntello del prete, le cose veramente precipiteranno. Io non potendo
comunicare con la S. Sede ho dovuto fare da me. Con sforzo immane, senza
chiedere un soldo ad alcuno, nei due mesi scorsi ho fatto restaurare il
Seminario dai danni dei bombardamenti. Vi ho speso circa mezzo milione.
Prima di accingermi a tanta spesa, per essere più sicuro chiesi e
ottenni dal Governo degli Alleati il permesso di aprire il Seminario.
Non dovrebbe essere proprio il Governo Nazionale ad annullare tanto
sforzo.
Mente scrivo il Seminario contiene già 200 alunni, e se ne aspettano
molti altri, come possano questi avere mezzi di fortuna che li conducano
qui. Anzi, siccome il Pontificio Seminario di Benevento ha avuto danni
tali da non essere suscettibile di immediati restauri, parecchi vescovi
di quella Regione hanno mandato qui i loro alunni. Siamo quindi oltre 30
Vescovi interessati in questa opera. La stessa S. Sede, per mancanza di
comunicazione, non conosce che il suo Seminario è aperto. Inoltre io
parlo al Governo Italiano, il quale appena 14 anni fa ha firmato con la
S. Sede un Trattato ed un Concordato col quale gli Enti Ecclesiastici, e
quindi molto più i Seminari, sono riconosciuti di interesse pubblico e
il Governo si impegna a tutelarli. Anche legalmente dunque, non difendo
interesse mio o nostro privato. Né il Seminario è edificio comune, che
lasciandone uno sia possibile trasferirsi in un altro. È edificio unico.
Infine se proprio avete bisogno di edifici ecclesiastici, io preferisco
che occupiate alcune chiese, potendosi restringere il culto nelle altre e
non il Seminario che è unico. Noi Episcopato, che abbiamo giurato
fedeltà a Sua Maestà il Re, aspettiamo che Sua Maestà voglia
risparmiarci così irreparabile danno spirituale.
Nicola Monterisi, Arcivescovo di Salerno
Per
far recedere l'Arcivescovo dalla sue posizioni, Badoglio - due giorni
dopo - gli faceva portare a mano dal Generale di Corpo d'Armata Gustavo
Reisoli-Mathieu la seguente lettera:
"Eccellenza, il
Governo si deve stabilire a Salerno per espresso desiderio degli
allleati anglo-americani. Per la sua sistemazione è indispensabile
occupare il Seminario. Io comprendo che ciò sia di notevolissimo
disturbo alla Curia, ma tutti soffrono in questo momento per ottenere la
liberazione del nostro Paese. Naturalmente sarà pagato un congruo
canone di affitto e indennizzati gli eventuali guasti. Io spero vivamente
che V. E., da buon italiano, aiuterà il Governo in questa sistemazione.
Il Generale Reisoli cercherà di agevolare la eventuale sistemazione dei seminaristi
in altra località.
Prego V. E. gradire l'espressione della mia alta
considerazione
Badoglio
L'Arcivescovo
il 12 dicembre rispose con questa lettera (fatta consegnare al Comando Alleato) che si caratterizza per il taglio deciso e pragmatico. Si noti, ad esempio, l'indirizzo sbrigativo ma onnicomprensivo:
"Alle Autorità chiunque esse siano, che vogliono occupare il Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Salerno.
Io
devo loro ricordare che il suddetto Seminario, come edificio, è
proprietà della S. Sede; e come Istituto di studi ecclesiastici, oggi in
piena efficienza, dipende dalla S. Sede.
È
ingeneroso occuparlo oggi, che la S. Sede, assediata com'è dal comune
nemico, che sono i Tedeschi, è ignara di quanto qui accade, né io ho il
modo di farle pervenire notizie.
La
S. Sede è la grande potenza morale, unica la mondo, con la quale
l'Italia è in relazioni diplomatiche; e la maggior parte delle Potenze
Alleate, se non hanno relazioni diplomatiche, sono in rapporto di
amicizia e di rispetto.
Se l'atto di occupazione fosse fatto in danno di altra Potenza armata oggi sarebbe equivalente a dichiarazione di guerra.
Si
rimprovera alla Germania di aver annullata la forza del diritto e di
avervi sostituito il diritto della Forza. Ebbene quello che accade
intorno a questo seminario è l'applicazione, in piccolo, del medesimo
principio. In piccolo o in grande il principio resta identico.
E
fosse il Seminario vuoto si potrebbe fingere una "Res Nullius", ma
viceversa, esso è in piena efficienza di alunni, di superiori, di
professori, di lezioni in corso.
Per
farVi notare l'importanza dell'Istituto, io Vi accludo copia
dell'Annuario dello scorso anno scolastico 1942-1943, donde risulta che
vi accorrono alunni dalla Provincie di Napoli, Littoria, Salerno,
Avellino, Potenza e Matera, e vi sono impegnati circa 30 Vescovi.
Unico
Istituto del genere nella vasta zona tirrenica, che va dal Golfo di
Gaeta al Golfo di Taranto. Aggiungete che io, non potendo comunicare con
la S. Sede, ho dovuto fare da me. Ho curato i restauri dei danni delle
incursioni per un valore di circa mezzo milione: e per essere più
sicuro, prima di iniziare tali restauri ed invitare i Vescovi
interessati a mandarmi i loro alunni, chiesi ed ottenni il permesso per
iscritto di aprire il Seminario alle Autorità locali della Nazioni
Alleate.
Dopo ciò
dichiaro, sapendo di averne diritto, che nessuno uscirà dal Seminario
Pontificio Regionale, alunni o superiori, se non si adoperi la violenza
della forza armata.
La violenza deve essere evidente e pubblica.
Nicola Monterisi, Arcivescovo di Salerno
Il
Maresciallo Badoglio non si arrese a questo documento, così chiaro e categorico, e
il 16 dicembre si recò personalmente all'arcicivescovado.
Durante
il colloquio, alla presenza di testimoni, il Presule prospettò al Capo
del Governo le varie soluzioni che "senza alcun incommodo" potevano
essere adottate per ospitare nelle strutture cittadine i vari
ministeri.
A quel punto
Badoglio, non
misurando bene la statura morale del suo interlocutore, credette di dover usare le maniere forti. Fu così che,
rivolgendosi al Monterisi, gli chiese:
"Ma, lei, Eccellenza, è
italiano?"
Il vecchio vescovo, già seriamente ammalato, rispose con la fermezza ed il vigore di un lottatore di razza:
"Non permetto che si metta in discussione la mia italianità; mi sento e
sono più italiano del maresciallo Badoglio. Quando il popolo è rimasto
solo e stremato dalle sofferenze della guerra io, vecchio di 76 anni,
col mio clero sono rimasto al mio posto a conforto e sollievo della
popolazione, mentre il maresciallo Badoglio è scappato a Pescara!"
Una perfetta sintesi di orgoglio e di patriottismo
.
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Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Salerno - Veduta generale |
P.S.: il Seminario non venne requisito e i Ministeri furono ospitati in altri edifici della città.